In armocromia il fascino dell’Autunno è innegabile, è una stagione carnale, i suoi colori richiamano la terra, l’opulenza dei tramonti dei paesaggi medio-orientali e la sensualità di quei colori.


Quando penso a questa stagione mi vengono in mente le case color mattone bruciate dal sole, l’avorio di parecchie abitazioni che usano in Turchia, l’odore profondo delle spezie che caratterizza i mercati arabi, la cannella, il cumino, la mirra, i chiodi di garofano.

Sono odori che tanto amo, che mi appartengono da chi sa quale vita passata, e che non riesco a dimenticare.
I colori dei paesaggi Africani soprattutto dei tramonti ove il sole diventa una palla di fuoco e tutto il cielo si tinge di mille sfumature calde che affascinerebbero qualsiasi essere umano dotato di un minimo di sensibilità.
L’autunno in generale è la stagione delle principesse delle mille una notte.

Piccolo OT: Le mille ed una notte sono una raccolta di fiabe arabe narrate da Sharāzād al re persiano persiano Shāhrīyār, che, essendo stato tradito da una delle sue mogli, uccide sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze.

Un giorno, Sharāzād, figlia maggiore del Gran Visir, decide di offrirsi volontariamente come sposa al sovrano, avendo escogitato un piano per placare l’ira dell’uomo contro il genere femminile.
Così la bella ed intelligente ragazza, per far cessare l’eccidio e non essere lei stessa uccisa, attua il suo piano con l’aiuto della sorella: ogni sera racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno dopo.
Va avanti così per mille e una notte (che è un modo di dire per indicare un periodo di tempo molto lungo) e alla fine il re, innamoratosi, le rese salva la vita cessando di uccidere per amore…

<<C’era una volta mio signore, raccontò Sharāzād al suo re, in un paese della Persia una principessa figlia unica del re Salih, la ragazza più bella che si era mai vista in tutto l’universo. Ella aveva i capelli bruni e lunghi color cioccolato con una sfumatura rossastra. Erano così folti che quando li raccoglieva in riccioli intorno la testa somigliavano a dei grappoli d’uva.
I suoi occhi erano neri neri come la notte con un taglio d’occhi felino ma di una dolcezza ineguagliabile. Il naso non era né troppo corto ne troppo lungo, la bocca invece somigliava ad un cuore e la sua pelle era dorata. Sì, avete udito bene mio signore, era dorata, sembrava che avesse polvere d’oro sulla pelle per quanto era calda. Ella poi si vestiva e truccava coi colori più incandescenti che esistono in natura. Si colorava le gote con il rame e si dipingeva la bocca col rosso pomodoro. Indossava solo gioielli color bronzo e aveva spesso indosso un corpetto color ottanio tutto ricamato d’oro. Il suo nome era Giawhara.>>
Nessuna descrizione rappresenta l’autunno (in questo caso assoluto) con tale precisione come questa fiaba.


Le stagioni le ho sempre percepite così: l’estate è la stagione più raffinata e chic da copertine di Vogue.
L’inverno la stagione più estrema dai contrasti più violenti, quel nero e bianco mi ricordano molto la descrizione che faceva Manzoni sulla monaca di Monza e non a caso, una certa Coco Chanel usava il nero e il bianco insieme perché le ricordavano le suore dell’orfanotrofio dov’era cresciuta…
La primavera invece è Afrodite\Venere che esce dalle acque con Zefiro che le soffia e Botticelli che la ritrae. L’autunno è la stagione più calda fra tutte, è il bacio di Klimt adornato da le mille ed una notte…

Scopri le sottostagioni dell’Autunno in Armocromia:
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